martedì 31 marzo 2015

L'esperienza religiosa tra ragione e sentimenti

Al contrario di quanto accaduto nello scorso appuntamento in cui abbiamo dovuto "scoprire" i sentimenti all'interno del sentimento politico, nella questione religiosa il dibattito tra sentimento e ragione è sempre presente e i sentimenti, spesso, possono prendere il sopravvento, come di contro la ragione può diventare, senza di essi sin troppo arida.

Nella serata vorrei proporre tre campi di discussione di cui enuncio in questo post schematico i temi e i punti che saranno affrontati.



1. Esistenza di Dio e fede

Daremo per scontato che Kant non sia passato invano e che, pertanto, non possiamo dimostrare razionalmente (ovvero scientificamente) l'esistenza di Dio.

Per questo motivo, partendo dalla scommessa pascaliana, a parte visitare i territori della fede, cercheremo di mostrare come Dio aiuti anche a comprendere meglio concetti come giustizia, amore e sia fondamentale per un concetto come speranza.

La nostra prospettiva, in questo caso, partirà soprattutto da una serie di autori protestanti che hanno riflettuto sull'argomento.




2. La violenza e il sacro

Uno dei problemi e delle obiezioni che si fanno oggi alla religione riguarda il fondamentalismo e l'uso improprio della violenza. E' indubbio che gli uomini religiosi (anche quelli apparentemente non violenti) hanno teso ad usare nel corso della storia la violenza, ma il sacro ha assolto e tuttora assolve una funzione fondamentale: quello di esorcizzare la violenza.

Il pensatore francese René Girard racconta e reinterpreta il sacrificio del sacro espiatorio nella Bibbia e mostra, inoltre, come il cristianesimo abbia, una volta per tutte, esorcizzato la violenza.

L'interpretazione girardiana, il desiderio mimetico che vi è in ogni essere umano, dovrebbe portare ad una religione non violenta prevalente su quella violenta.





3. Religione e partecipazione politica

In Italia, paese in cui la Chiesa Cattolica nei decenni scorsi ha svolto anche un non indifferente ruolo di pressing politico, si pensa che l'atteggiamento giusto della fede, debba essere quello di una neutralizzazione della stessa in campo politico.

La nostra proposta è che la fede possa giocare un ruolo fondamentale nel panorama politico, quando esso serve il bene comune e si pone fuori dall'agone politico.

Il pensatore che seguiremo, in questo caso, è un teologo poco conosciuto in Italia, che si chiama Miroslav Volf.

mercoledì 25 febbraio 2015

La questione della giustizia primaria e la critica a J. Rawls

Nel 2013 il filosofo americano J. P. Wolterstorrff così apriva il suo testo intitolato Journey Through Justice (Viaggio attraverso la giustizia):

In Una teoria della giustizia John Rawls non ha iniziato da coloro che hanno subito torti; ha iniziato da vari problemi di teoria politica e etica. Lo stesso vale per quel corpo enorme di scritti stimolato dalla pubblicazione di Rawls; sono scritti di accademici per gli accademici, su problemi che gli accademici trovano intellettualmente intriganti. Anch'io sono un professore, un professore di filosofia. Ma la mia esperienza in Potchefstroom  in Sud Africa nel 1975 e nella zona ovest di Chicago nel 1978 ha reso impossibile per me non iniziare da coloro che hanno subito torni nelle mie riflessioni sulla giustizia.

Si tratta di una critica al formalismo del contrattualismo che risponde in parte a quanto sarà detto oggi a proposito del problema nel caffè filosofico.

Venite ad ascoltare.

lunedì 23 febbraio 2015

Etica, politica e giustizia. Alcuni riferimenti filosofici

ETICA

Il sentimento morale “non può essere che una sensibilità per la felicità degli uomini ed un risentimento nei confronti della loro infelicità, giacché questi sono i diversi fini che la virtù e il vizio tendono a promuovere, Qui dunque la ragione ci insegna a che cosa tendono le azioni e il senso di umanità opera una distinzione in favore di quelle che sono utili e benefiche”. (D. Hume, Ricerca sui principî della morale, 1751)

C’è un “principio anteriore alla ragione” che “ci ispira una ripugnanza naturale a veder perire o soffrire qualunque essere sensibile, e soprattutto i nostri simili”. (J.J. Rousseau, Discorso sull’origine della diseguaglianza, 1754)

“Per quanto egoista si possa ritenere l’uomo, sono chiaramente presenti nella sua natura alcuni principî che lo rendono partecipe delle fortune altrui, e che rendono per lui necessaria l’altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla. Di questo genere è la pietà o compassione, l’emozione che proviamo per la miseria altrui, quando la vediamo, oppure siamo portati a immaginarla in maniera molto vivace. Il fatto che spesso ci derivi sofferenza dalla sofferenza degli altri è assolutamente ovvio”. (A. Smith, Teoria dei sentimenti morali, 1759)

POLITICA

“Il rapporto tra compassione e istituzioni sociali è duplice: gli individui compassionevoli costruiscono delle istituzioni che incarnano ciò che essi immaginano; e le istituzioni, a loro volta, influenzano lo sviluppo della compassione negli individui … Inoltre, le istituzioni insegnano ai cittadini determinate concezioni dei beni fondamentali, della responsabilità e dell’appropriato interesse per gli altri, che plasmeranno ogni forma di compassione che essi apprenderanno”. (M. Nussbaum, L’intelligenza delle emozioni, 2001)

“La pietà che proviamo per i mali altrui non è proporzionata alla grandezza di quei mali, ma al grado di sensibilità che attribuiamo a chi li patisce”. (J.J. Rousseau, Emilio, 1762)

“L’esperienza del misconoscimento sociale può motivare un soggetto a impegnarsi in una lotta o in un conflitto pratico, [grazie a un] collegamento psichico tra la sofferenza e la reazione attiva … Questa funzione può essere svolta dai sentimenti di reazione negativa, quali la vergogna o l’ira, l’offesa o il disprezzo. Essi costituiscono i sintomi psichici in base al quale un soggetto può diventare consapevole del fatto che gli viene ingiustamente negato il riconoscimento sociale”. (A. Honneth, Lotta per il riconoscimento, 1992)

GIUSTIZIA

“Il sentimento della giustizia, se consideriamo quella sua componente che consiste nel desiderio di punire, è il sentimento naturale di rivalsa o vendetta, che l’intelletto e la simpatia hanno collegato con quelle offese, vale a dire con quei danni arrecatici, che ci feriscono tramite la società in generale o insieme con essa … È quel desiderio, proprio della natura animale, di respingere o ritorcere un torto o un danno inflitto a noi o a coloro verso cui abbiamo sentimenti simpatetici”. (J.S. Mill, L’utilitarismo, 1861)

“Il giudice in realtà decide sulla base del sentimento e non del ragionamento, della intuizione e non della ragione: il ragionamento compare solo nella motivazione formale … Le simpatie e antipatie del giudice interferiscono sulle sue valutazioni dei testimoni, degli avvocati e delle parti in causa”. (J. Frank, Il diritto e lo spirito moderno, 1949)


25 febbraio ore 19. Le emozio contano per la giustizia. Lo schema di discussione

                   RAZZISMO                                      XENOFOBIA

             Presupposto ideologico:                             Presupposto fattuale:
               superiorità razziale                                     diversità culturale
                                                                                   (incompatibilità)

              Sentimenti prevalenti:                                 Sentimenti prevalenti:
               odio, disprezzo, disgusto                            paura, diffidenza, insofferenza

               Conseguenze prevalenti:                             Conseguenze prevalenti:
               discriminazione, sottomissione,                 allontanamento, ghettizzazione

               sfruttamento, eliminazione

sabato 21 febbraio 2015



La SFI sezione di Bari è lieta di invitarvi alla sua nuova iniziativa.